giovedì 30 maggio 2013

La birra aumenta di prezzo? colpa degli Hipster !!

Leggevo un articolo, l’altro giorno, che raccontava di come il fenomeno culturale degli Hipster sia il responsabile dell’aumento dei prezzi della birra più economica (o di fascia bassa) soprattutto nel mercato degli Stati Uniti.



Ma andiamo con ordine; nel 2009 l’autorevole Time pubblica un articolo di Dan Fletcher che descrive il mondo degli Hipster: “Gli Hipster sono quelli che sogghignano quando dici che ti piacciono i Coldplay. Sono quelli che indossano t-shirt con citazioni tratte da film di cui non hai mai sentito parlare e sono gli unici negli Stati Uniti a pensare ancora che la Pabst Blue Ribbon sia un'ottima birra. Indossano cappelli da cowboy o baschi e tutto in loro è attentamente costruito per darti l'idea che non lo sia”. 



Ora non mi interessa molto il loro mondo ne se l’articolo sia giusto o ingiusto, ma ciò che mi interessa far notare é come già allora si parlava della Pabst Blue Ribbon (PBR)...



...una birra tra le più commerciali ed economiche (per essere educati.. leggetevi i commenti su questo sito circa la reputazione della PBR http://www.urbandictionary.com/define.php?term=PBR ) del mercato americano, che forse andava bene solo per le feste universitarie delle confraternite, dove la quantità conta più che la qualità, ma che appunto con l’avvento (o sarebbe meglio dire il ritorno) della cultura Hipster é tornata di gran moda. E come sempre accade ciò che diventa di moda inizia ad essere ricercato, con conseguente aumento dei prezzi. Ma come se ciò non bastasse l’aumento del prezzo della PBR ha avuto come corollario l’aumento del prezzo di tutte le altre birre di quella che viene considerata la fascia bassa delle birre andando ad influire sul prezzo di altre marche quali Budweisewr, Miller, Coor e via dicendo. Tanto che come ha rivelato uno studio del The Huffington Post nel periodo ottobre 2012- aprile 2013 queste birre di fascia bassa hanno avuto un aumento del 6,8% contro l’ 1%-1,8% delle birre di più alta qualità (leggi craft beer o birre artigianali).



Sia chiaro, io non ho nulla contro gli Hipster, ma  se questa notizia sulla birra vi fa’ arrabbiare con loro, probabilmente non siete i soli. Un recente sondaggio del Public Policy Polling ha evidenziato come solo il 16 % degli americani ha un'opinione favorevole degli Hipsters; ancor più, il 27 % degli americani dicono che gli Hipsters dovrebbero essere tassati per essere "fastidiosi."



…In Beer We Trust…



P.S. ma se ancora vi state chiedendo perché tra tutte le birre che esistono proprio la PBR è quella di moda … la risposta vi lascerà tristi… perché non piace a nessuno, e non era di moda… e qui mi fermo per rispetto dell’intelligenza del lettore…

venerdì 17 maggio 2013

C' è del riso/mais nella mia birra...


L’altro giorno stavo bevendo una birra con degli amici, quando ad un certo punto uno di essi, se ne viene fuori mezzo sconvolto, dicendo che aveva appena scoperto (leggendo l’etichetta) che nella sua birra tra gli ingredienti c’era il mais… e che quindi la birra era m&#d@ e altri impropri degenerativi, senza in effetti sapere minimamente di cosa stava parlando e del perché ci fosse del mais, cosi come può esserci il riso, o il miglio, o le patate o qualsiasi altro ingrediente…



Così a scanso di equivoci mi sono intromesso nella discussione apportando il mio modesto conoscimento e cercando di fare un po’ di chiarezza sull’argomento; non é assolutamente un difetto, ne una bestialità, ne una diavoleria la presenza del mais/riso nella birra, anzi risponde ai requisiti dello stile Light Lager, della famiglia delle Lager (birre a bassa fermentazione) che a sua volta si suddivide in vari sotto-stili quali:



#1 Lite American Lager: Bitburger Light, Sam Adams Light, Heineken Premium Light, Miller Lite, Bud Light, Coors Light, Baltika #1 Light, Old Milwaukee Light, Amstel Light.



#2 Standard American Lager: Pabst Blue Ribbon, Miller High Life, Budweiser, Baltika #3 Classic, Kirin Lager, Grain Belt Premium Lager, Molson Golden, Labatt Blue, Coors Original, Foster's Lager.



#3 Premium American Lager: Full Sail Session Premium Lager, Miller Genuine Draft, Corona Extra, Michelob, Coors Extra Gold, Birra Moretti, Heineken, Beck's, Stella Artois, Red Stripe, Singha.



#4 Munich Helles: Weihenstephaner Original, Hacker-Pschorr Münchner Gold, Bürgerbräu Wolznacher Hell Naturtrüb, Mahr's Hell, Paulaner Premium Lager, Spaten Premium Lager, Stoudt's Gold Lager.



#5 Dortmunder Export: DAB Export, Dortmunder Union Export, Dortmunder Kronen, Ayinger Jahrhundert, Great Lakes Dortmunder Gold, Barrel House Duveneck's Dortmunder, Bell's Lager, Dominion Lager, Gordon Biersch Golden Export, Flensburger Gold.

Ora se prendiamo in considerazione i primi tre sotto-stili ovvero Lite, Standard e Premium American Lager è previsto che questi abbiano tra i loro ingredienti riso o mais, che vengono comunemente chiamati “aggiunti” , e a seconda delle quantità di “aggiunti” avremo un sotto-tipo di birra piuttosto che un’ altro. Questa particolare esigenza nasce appunto negli Stati Uniti con il consumismo di massa e la produzione su vasta scala della birra, perché da un lato l’uso degli “aggiunti” che sono più economici dell’orzo, apportano zuccheri (almidoni) fermentabili a basso costo alla birra, dall’altro perché hanno un sapore più neutro (ad acqua giallo frizzante come direbbe qualcuno)  e quindi incontrano il gusto di una moltitudine di persone, che non altri stili di birra. Prova ne è che i primi 10 tipi di birra più venduti al mondo rientrano quasi tutti in questi sotto-stili.

Da ricordare che l’uso di “aggiunti” non è una prerogativa americana, l’uso del riso nella produzione di bevande alcoliche è presente fino dall’alba dei giorni nella tradizione giapponese, vedi il Sake (ottenuto dalla fermentazione del riso), e che mentre in generale gli Stati Uniti usano più il mais, i paesi orientali come Cina e Giappone, prediligono l’uso del riso nella produzione della birra (nulla vieta di usare tutti e due comunque). 

Questo per dire che il problema non è la birra, che rispetta a pieno le sue caratteristiche di Light Lager, quanto la mancanza di nozioni circa la birra e i suoi stili da parte del consumatore…

…In Beer We Trust…   

lunedì 13 maggio 2013

Gadget&Birra


Gadget&Birra

Aspiranti Archimede o novelli Leonardo da Vinci sono sempre esistiti, e non hanno risparmiato neppure il mondo della birra, ed ecco allora che vi propongo tre gadget curiosi che sono usciti negli ultimi tempi;

#1 il Chillsner, per raffreddare la vostra birra.



Lo si tiene nel congelatore, e quando abbiamo voglia di una birra, magari appena comprata nel supermercato che cosi è a temperatura ambiente, la si stappa, si inserisce il chillsner direttamente dentro la bottiglia, che cosi in maniera quasi istantanea a contatto con la birra la raffredda e garantisce prestazioni di freschezza per 45 minuti…  

#2 l’ iFlask, per bere con discrezione.



In tutto e per tutto uguale a un Iphone, è invece una fiaschetta in acciaio per potersi portare sempre dietro la propria bevanda favorita, senza sembrare degli alcolisti!

#3 la WilliamsWarn, per farsi la birra in casa in soli 7 giorni.



Come farsi una birra in sette giorni senza dover far nulla? ecco dalla Nuova Zelanda la WilliamsWarm che ci permette di avere la birra che vogliamo in soli 7 giorni, senza così dover aspettare le lunghe fasi di fermentazione, maturazione e così via….


…In Beer We Trust…

domenica 12 maggio 2013

La birra e le puzzole





¿Cosa ha in comune la birra con la puzzola ?... o meglio detto, ¿cosa ha in comune la birra con l’odore forte e nauseabondo emanato dalle puzzole? A quanto pare ha molto in comune se si lascia la birra esposta ai raggi solari. 



Ma partiamo con ordine; tutti i mastri birrai o chi produce birra in casa sa perfettamente che le migliori bottiglie per imbottigliare la birra sono quelle di color marrone scuro o comunque le verdi, questo perché impedisce ai raggi del sole di entrare in contatto con il liquido e quindi di deteriorarlo; è stato infatti calcolato che queste bottiglie trattengono fino all’ 85% dei raggi ultravioletti.



Ma cosa succede quando i raggi del sole entrano in contatto con la birra? Ebbene dopo vari studi chimici effettuati presso l’Università della Carolina del Nord, a Chapel Hill si è potuto osservare il deterioramento che avviene. Si è così scoperto che i raggi ultravioletti interagiscono, rompendo la iso-humulona o chiamata più semplicemente Alfa Acido, che è il responsabile del sapore amaro della birra, e rompendosi uno dei prodotti che rilasciano sono i Tioli o Mercaptani, che sono appunto i responsabili dell’odore sgradevole del liquido che secernono le puzzole per difendersi, o ancora più semplicemente i Tioli vengono aggiunti al metano come “odorizzanti” per poterne svelare le fughe.

Per cui fate attenzione a dove lasciate la vostra birra… 



…In Beer We Trust…

giovedì 9 maggio 2013

Bud Light o Bad Light ?


Viaggiando e studiando molto, nella mia vita ho imparato il concetto di RELATIVISMO CULTURALE,  che per spiegarlo sinteticamente con le parole del filosofo Oswald Spengler; « Ogni cultura ha il suo proprio criterio, la cui validità comincia e finisce con esso. Non vi è alcuna morale umana universale ». Ma cosa centra la filosofia con la birra? É presto detto, ciò che per noi è considerato buono, altrove non lo è, e ciò che per noi è assurdo e imbevibile per altre culture o in altri posti è una bibita normale…  Tutto questo per spiegare l’arrivo sul mercato di una nuova “birra” da parte del colosso mondiale delle bevande AB-InBev…



In principio c’ era la Budweiser, successivamente arrivo la sua moda salutista e delle bevande light, si pensi alla coca light, persino le sigarette divennero light, e nacque la Bud Light, nelle sue mille versioni di light e ancora più light, dry, ice …



… fino a quando virarono un po’ la rotta strizzando l’occhio al mercato messicano o ispanico più in generale (giusto per citare un dato, Los Angeles è la seconda città al mondo con più messicani dopo Città del Messico) ed ecco la Bud Light Lime…



… dal sapore a succo di limone, data dall’usanza Messicana di mettere la fettina di limone nella birra, in particolare nella Corona (tradizionalmente  serviva per tappare il collo della bottiglia affinché non entrassero mosche e per pulire il bordo del collo visto l’acidità del limone è antibatterica), successivamente sulla scia del successo ecco presentata la Bud Light Chelada, la Budweiser Chelada e la Budeweiser Chelada Picante… 



…la Michelada o Chelada é un cocktail a base di birra tipico messicano… che seppur ODIO, lavorando ne ho dovevo preparare litri e litri a notte!! Per farla in breve: si bagnano i bordi del bicchiere di succo di lime, si passano sopra il sale e peperoncino, 2 cubetti di ghiaccio, salsa maggie, salsa valentina, salsa inglesa, clamato (succo di pomodoro e volte con sapore a vongole), salsa tabasco, succo di mezzo limone, sale e vi si aggiunge la birra che più piace (normalmente o Corona o Indio).



Tornando al discorso, la Chelada é già pronta in lattina senza troppo disturbi, successivamente lanciarono la Bud Light Golden Weath, una versione light delle birre di frumento belghe, insaporita con buccie di coriandolo e arancia… 

Fino ad arrivare di recente con la il lancio della Bud Light Lime-a-Rita… un misto tra il Margaritas, cocktail composto da 2 parti di tequila, una di succo di lime, e una parte di Cointreau, e la Bud Light Lime una bevanda da ABV 8%... 



…successo immediato e record di vendite, tanto da far fatica a soddisfare le richieste… ma come non ci si accontenta mai ecco l’ultima arrivata, la Bud Light Straw-Ber-Rita … la variante aromatizzata alla fragola… come se il sapore di Lima, Tequila, Cointreau non fosse sufficiente, il tutto a ABV 6%.



… che dire… paese che vai, usanze (o bevande, in questo caso) che trovi!

…In (Light) Beer We Trust…   

venerdì 3 maggio 2013

La Germania, a l'invasione delle birre Americane





Prendo in prestito un articolo del Washington Post per parlare di un avvenimento che sta cambiando un po’ le regole del gioco nel mondo della birra tedesco. Ora come già spiegato la Germania è fortemente legata alla tradizione brassicola , e per anni è stata all’avanguardia nel settore… e a tutt’oggi lo è, e non potrebbe non essere così, visto è il terzo paese al mondo per consumo pro capite di birra , quello che sta succedendo negli ultimi anni è però un chiaro sentore che le cose stanno cambiando; basta vedere il seguente grafico per rendersi conto che anche i gusti dei tedeschi stanno cominciando a cambiare…



…Come si può osservare il consumo di birra importata, principalmente dagli Stati Uniti,  sta erodendo quote di mercato alle tradizionali birre tedesche. Non c è da stupirsi se infatti dopo quasi 500 anni dall’editto della purezza, anche i gusti dei cugini tedeschi stiano iniziando a cambiare. Conosco bene il mondo brassicolo Americano e Messicano che sono all’avanguardia assieme a mio avviso con quello Italiano (che sto scoprendo un po’ alla volta) nella proposizione, rivisitazione, creazione di nuovi stili di birra, e ciò mi fa’ un immenso piacere essendo io estremamente ribelle e odiando le impostazioni e le regole; mentre infatti in Germania si continua a produrre birra di ottima qualità, ma sempre la stessa e la maggior parte usando sempre i loro luppoli nobili quali Hellertau, Spalt e Tettnanger, non innovano di molto il panorama, anzi a volte lasciando morire stili di birra, perché in teoria non più apprezzati (come le deliziose Roggenbier, o birre di segale, da provare la messicana Cucapà Low-RYE-der). Ma così facendo si perdono tutto il resto del meraviglioso mondo della birra, la sperimentazione (penso alle birre da ABV 65%, ai IBU 2500, ma anche la stessa Guinness con la sua pallina per la schiuma), il giocare con gli ingredienti (penso all’uso di castagne in Italia, zucche negli Stati Uniti, chile in Messico ), l’invecchiamento e la maturazione in botti di vino, di tequila (se si è in Messico assolutamente da provare la Minerva ITA), di burbon (da provare la Mikkeller Black Hole), la selezione di nuovi luppoli sempre più amari (penso all’ Amarillo americano o al Sorachi Ace giapponese… la cui combinazione in una birra è a dir poco buona!) o dai gusti particolari (penso al delizioso Nelson Sauvin, con le sue note floreali a vino bianco, da provare la BrewDog 5 a.m. ), la creazione di nuovi ceppi di lievito (penso ai lieviti del Belgio con le loro note a pane e ad agrumi) e così via… capisco perfettamente chi è contro “queste americanate” come mi ha detto un venditore un giorno… ma come il mondo è vasto ognuno sarà pur libero di produrre ciò che vuole, poi se e sperimentazioni sono troppo ardite o imbevibili, lo stesso mercato e i consumatori ne decreteranno l’insuccesso. Ma è proprio grazie alla continua evoluzione di chi non è troppo legato, o non lo è affatto alle tradizioni, che si possono provare o riscoprire stili nuovi (penso allo stile Vienna, che come dice il nome è europeo, ma da noi non se ne trova traccia, ed invece ha gran mercato in Messico con la Victoria, o negli Stati Uniti con la Samuel Adams Boston Lager).



…In Beer We Trust…    

La rivoluzione della lattina




Quando ho iniziato a bere birra, non ne capivo molto, e non mi importava nemmeno molto di cosa stessi bevendo ad essere sincero, quello che sapevo era che entravo al discount, prendevo la prima cassa di birra in lattina, visto costava meno, e poi via alla festa! Semplice e senza troppi problemi, come vuole l’età. Successivamente quando uno persona inizia ad appassionarsi all’argomento e a informarsi su ciò che beve, le cose vengono viste con un’altra prospettiva e tutto sembra avere un senso diverso a prima, nel caso della birra, le lattine vengono demonizzate e insegnano che un vero esperto, beer geeks, beersommelier o quello che sia, deve bere buona birra, e birre in bottiglia, e con il bicchiere corretto, ecc ecc… essendo le birre in lattina fatte per le birre peggiori, di bassa qualità, da “discount”, o ancora per quelli che non sanno niente e hanno il braccino corto… 

Ma come le cose sono fatte per cambiare, ecco che l’altro giorno leggevo un articolo di Charlie Papazian (scrittore, fondatore e presidente della Brewing Association) sull’argomento. L’articolo é una constatazione di come le cose che fino ad ora ci hanno insegnato (almeno per me) stiano cambiando e a riprova di ciò porta ad esempio come siano già 52 i birrifici artigianali negli Stati Uniti che sono passati, accanto all’uso delle bottiglie di vetro, all’uso delle (prima) tanto demonizzate lattine. Per la cronaca l’ultima in ordine di tempo è stato il birrificio Samuel Adams (che per inciso fa di quelle birre… mi è già venuta voglia di una Boston Lager…). 



Ed il fenomeno è in crescita pure la livello mondiale, se come ho potuto constatare pure la scozzese BrewDog ha fatto la sua lattina di Punk IPA…



Ma tornando a questa “rivoluzione della lattina”, leggendo vari articoli ho potuto capire che la lattina sta avendo la meglio sulla bottiglia di vetro per vari fattori, in primo luogo perché con l’evoluzione dei materiali si è arrivati ad un punto per cui la lattina non altera più il sapore della bevanda, come invece avveniva sovente una volta, inoltre l’alluminio è molto più leggero del vetro, per cui essendo che i costi di invio si pagano in base al peso è un fattore di risparmio, inoltre é più leggera pure per il trasporto del consumatore, se poi cadendo si rompe è molto meno pericolosa una lattina che tutte le schegge di vetro. Proseguendo con i vantaggi, la lattina da una protezione migliore che la bottiglia di vetro alla birra contro i raggi del sole, responsabili dell’alteramento del sapore della birra, e una chiusura migliore e più efficace che il tappo a corona. Accanto a ciò una constatazione per cui sempre più luoghi stanno proibendo di entrare con bottiglie di vetro, vuoi ai concerti, allo stadio per strada… ma con le lattine il problema sembra risolto. Altro punto l’alluminio è molto più economico e facile da riciclare… e non ha bisogno di macchinari appositi per l’applicazione finale delle etichette con conseguente risparmio per i proprietari e per l’ambiente. Ultima considerazione è che la lattina raffredda più velocemente e omogeneamente la birra che la bottiglia di vetro, essendo un miglior conduttore.



Che dire, da quanto detto e letto, sembra che di punto in bianco la lattina sia di molto superiore alla bottiglia di vetro…  comunque la cosa nel personale non mi dispiace affatto, nel senso che se avrò ospiti a cena continuerò ad usare la bottiglia di vetro, visto esteticamente mi piace di più… ma se vado in escursione in montagna o al mare è molto più comoda la lattina (e meno pesante) e posso cosi bere una buona birra in qualsiasi parte io sia ¡!

…In (Can) Beer We Trust… 

mercoledì 1 maggio 2013

Heather Ale ...tra mito e leggenda...





 Avendo trovato e bevuto la birra qui di sopra, la Fraoch Heather Ale, non posso esimermi dal raccontare, come avvenuto coi miei amici, la storia tra mito e leggenda che circonda questa birra.



Alla bevanda è stato dedicato un poema nel 1891 da parte di Robert Luis Stevenson, che è l’autore di libri quali L’isola del tesoro e Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde, in cui si narra che la sconfitta e la distruzione del popolo scozzese dei Pitti sia dovuta al tentativo di carpire la ricetta della loro birra che è: “una bevanda eccellente, molto più dolce che il miele e molto più forte che il vino”  ma senza riuscirvi; il poema infatti si conclude con la morte di padre e figlio, gli ultimi due depositari della ricetta: “però ora ogni tortura sarà inutile, bruciarmi sarà un vano gesto, nel mio petto morirà con me il segreto della Heather Ale”. Occorre precisare che contrariamente al poema il popolo dei Pitti è ancora oggi vivo e vegeto in Scozia, e continua a produrre questa birra che ha la caratteristica di essere insaporita con l’erica. Bisogna ricordare infatti che l’uso del luppolo, per contrastare il sapore dolce del mosto, nella birra, è un fatto abbastanza recente se paragonato alla lunghissima vita di questa bevanda, e che fino all’uso estenso e riconosciuto da parte dei mastri birrai del luppolo si usava il Gruit, ovvero una miscela segreta fatta di bacche, erbe, frutti, radici. Il Gruit dei Pitti comprendeva pure l’erica…



…e qui nasce la seconda storia su questa birra… Sui fiori dell’erica può nasce un fungo parassita che ha proprietà allucinogene, e venendo questa utilizzata per la produzione della birra, le proprietà passavo alla bevanda!! ¿¿Potrebbe derivare da questo stato confusionale, e di eccitazione la spavalderia con cui i Pitti resistettero all’invasione romana, tanto che questi ultimi furono costretti ad erigere il Muro di Adriano??.... Ovviamente la versione oggi proposta dal birrificio Williams Brothers non ha queste caratteristiche…  



…In Beer We Trust…