Prendo in prestito un articolo del Washington Post per parlare di un avvenimento che sta cambiando un po’ le regole del gioco nel mondo della birra tedesco. Ora come già spiegato la Germania è fortemente legata alla tradizione brassicola , e per anni è stata all’avanguardia nel settore… e a tutt’oggi lo è, e non potrebbe non essere così, visto è il terzo paese al mondo per consumo pro capite di birra , quello che sta succedendo negli ultimi anni è però un chiaro sentore che le cose stanno cambiando; basta vedere il seguente grafico per rendersi conto che anche i gusti dei tedeschi stanno cominciando a cambiare…
…Come si può osservare il consumo di birra importata, principalmente dagli Stati Uniti, sta erodendo quote di mercato alle tradizionali birre tedesche. Non c è da stupirsi se infatti dopo quasi 500 anni dall’editto della purezza, anche i gusti dei cugini tedeschi stiano iniziando a cambiare. Conosco bene il mondo brassicolo Americano e Messicano che sono all’avanguardia assieme a mio avviso con quello Italiano (che sto scoprendo un po’ alla volta) nella proposizione, rivisitazione, creazione di nuovi stili di birra, e ciò mi fa’ un immenso piacere essendo io estremamente ribelle e odiando le impostazioni e le regole; mentre infatti in Germania si continua a produrre birra di ottima qualità, ma sempre la stessa e la maggior parte usando sempre i loro luppoli nobili quali Hellertau, Spalt e Tettnanger, non innovano di molto il panorama, anzi a volte lasciando morire stili di birra, perché in teoria non più apprezzati (come le deliziose Roggenbier, o birre di segale, da provare la messicana Cucapà Low-RYE-der). Ma così facendo si perdono tutto il resto del meraviglioso mondo della birra, la sperimentazione (penso alle birre da ABV 65%, ai IBU 2500, ma anche la stessa Guinness con la sua pallina per la schiuma), il giocare con gli ingredienti (penso all’uso di castagne in Italia, zucche negli Stati Uniti, chile in Messico ), l’invecchiamento e la maturazione in botti di vino, di tequila (se si è in Messico assolutamente da provare la Minerva ITA), di burbon (da provare la Mikkeller Black Hole), la selezione di nuovi luppoli sempre più amari (penso all’ Amarillo americano o al Sorachi Ace giapponese… la cui combinazione in una birra è a dir poco buona!) o dai gusti particolari (penso al delizioso Nelson Sauvin, con le sue note floreali a vino bianco, da provare la BrewDog 5 a.m. ), la creazione di nuovi ceppi di lievito (penso ai lieviti del Belgio con le loro note a pane e ad agrumi) e così via… capisco perfettamente chi è contro “queste americanate” come mi ha detto un venditore un giorno… ma come il mondo è vasto ognuno sarà pur libero di produrre ciò che vuole, poi se e sperimentazioni sono troppo ardite o imbevibili, lo stesso mercato e i consumatori ne decreteranno l’insuccesso. Ma è proprio grazie alla continua evoluzione di chi non è troppo legato, o non lo è affatto alle tradizioni, che si possono provare o riscoprire stili nuovi (penso allo stile Vienna, che come dice il nome è europeo, ma da noi non se ne trova traccia, ed invece ha gran mercato in Messico con la Victoria, o negli Stati Uniti con la Samuel Adams Boston Lager).
…In Beer We Trust…
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