mercoledì 27 novembre 2013

La nuova birra più costosa al mondo ?¿

Ritorniamo a parlare delle birre più care al mondo perché oggi scopriremo se dovremmo aggiornare ancora la classifica!

Per meglio dire… sicuramente già ora è da aggiornare, visto il prezzo d’asta per la bottiglia è di $9750 dollari… resta da scoprire quanto i rilanci ne faranno subire il prezzo!!

Oggi (mercoledì 27) sta per andare in vendita, presso la casa d’aste Wallis & Wallis a Lewes, in Inghilterra una bottiglia molto particolare di cui abbiamo già parlato. 



Il lotto 221 oltre a contenere alcune lettere e cimeli storici, presenta pure una bottiglia di Lowenbrau Lager  “sopravvissuta” al disastro aereo dell' Hindenburg il 6 maggio 1937. Il disastro è ricordato a causa della sua straordinaria copertura da parte di cinegiornali, fotografi e della testimonianza radiotrasmessa dal campo d'atterraggio dell'annunciatore Herbert Morrison. Le parole di Morrison non vennero trasmesse se non il giorno dopo, ma rimasero celebri le parole pronunciate al momento dell'impatto: "Oh, the humanity!".



Ora una bottiglia del genere è stata venduta precedentemente per $16.000 dollari, vediamo questa a che cifra arriverà ¡! 



Bisogna ricordare che la bottiglia ha un mero valore storico più che per il suo contenuto (che quasi sicuramente è alterato) e ciò che la rende appetibile dai collezionisti è che, nonostante molte altre bottiglie siano sopravvissute al disastro, ad oggi se ne conoscono solo 6 bottiglie… per cui se siete interessati, sotto con le offerte !!

…In Beer We Trust… 

martedì 26 novembre 2013

Birra e ... additivi, coloranti, antiossidanti, addensanti....

Dimenticate il Reinheitsgebot, ovvero l' Editto della Purezza tedesco e tenetevi ben saldi alla vostra sedia… quella che va ad iniziare è una sorta di “galleria degli orrori” della birra!!

Basta un po’ di pazienza e mettersi a leggere le etichette delle birre che si trova di tutto e di più tra gli ingredienti con cui vengono prodotte, e se ciò non bastasse cè internet a raccontarci altre storie, ma iniziamo;



Caramello, ovvero E 150c; colorante artificiale bruno, che può essere prodotto con l'uso di organismi geneticamente modificati. E' un caramello che viene prodotto mediante riscaldamento di carboidrati in presenza di composti ammoniacali come idrossido di ammonio, carbonato di ammonio, bicarbonato di ammonio e fosfato di ammonio.  



Metabisolfito di Potassio, ovvero E 224; Il metabisolfito di potassio è utilizzato principalmente come conservante, oltre che come agente decolorante.



Acido L-ascorbico, ovvero E 300; è più conosciuto come vitamina C di sintesi. Come additivo però non esplica azione vitamica, ma è un antiossidante che impedisce l' imbrunimento.

Cocciniglia, ovvero E 120; La cocciniglia è un colorante naturale rosso, ricavato dall'omonimo insetto, appartenente alla famiglia della coccoidea. Una volta ottenuta la polvere macinando il carapace degli insetti, questa viene trattata con acqua calda per estrarre l'acido carminico, che è la molecola colorata.



Sale sodico dell'acido lattico, ovvero E 270; L'acido lattico ed i lattati sono usati come conservanti, principalmente contro funghi e lieviti. Sono anche usati per aumentare la stabilità degli anti-ossidanti e per prevenire l'essicazione di vari prodotti.

Acido Lattico; serve a bilanciare il PH del mosto di birra.

Colla di Pesce; di origine animale, usata nel processo di chiarificazione della birra.

Acido Alginico e Sali, ovvero E 400 – 404; aumenta la consistenza delle bollicine, che durano di più.



Anidride solforosa, ovvero E 220; E' un gas incolore, usato come conservante per prevenire il deterioramento sia batterico che enzimatico dei prodotti. Agisce anche come agente anti-ossidante con un effetto sbiancante.   

Betaglucanasi Termostabile; Accorcia i tempi di lavorazione e agevola i processi di riduzione della viscosità del mosto.

Una breve carrellata giusto per aprire un po’ gli occhi, e magari iniziare a leggere le etichette… Mi preme ricordare che gli ingredienti sopra menzionati sono tutti perfettamente legali e sicuri e non sono tossici per l’ uomo (almeno spero visto ne ho bevute molte per provarle)… e sono solo una parte di ingredienti chiamiamoli “non convenzionali” che si usano. 

…In (Real) Beer We Trust…

martedì 19 novembre 2013

¿ AB InBev/SABMiller accordo in vista ?

La notizia è di un mese fa’, anzi, in realtà, è da molto più tempo che si parla di ciò, ma mi sembra giusto riportarla se non altro per approfondire di più l’argomento. Il fatto è il seguente; il 50% della produzione di birra al mondo è in mano a 4 gruppi; AB InBev, SABMiller, Heineken, Carlsberg. La notizia rilanciata dalla Reuters e dal Financial Post riguarda una possibile fusione tra i due gruppi più grandi, AB InBev e SABMiller, per un affare che gira nell’ ordine di 100 miliari di dollari… 



La difficoltà ad inserirsi nei mercati asiatici, sebbene SAB abbia una join venture con il lider del mercato Snow (che ricordo è la birra più venduta al mondo), l’inserimento di nuovi gruppi sulla scena mondiale che portano a rilanci sui prezzi, non ultimo il caso di Heineken che per mettere mano sull’ Asia Pacific Breweries (birra Tiger) ha dovuto sborsare 959 milioni di dollari, somma 35 volte più alta della cifra iniziale, causa inserimento nella trattativa di ThaiBev, l’aumento di quote di mercato delle birre artigianali, sono tra i fattori principali che starebbero portando al clamoroso accordo tra i due giganti… si mormora che non è più una questione di SE si farà l’accordo, ma di QUANDO si farà l’accordo.

Ma tornado sui due soggetti mi soffermo un po’ sulle vicende che li hanno fatti diventare i due gruppi più grandi;



Nel 2004 il gruppo Interbrew, nato a seguito della fusione, tutta belga, delle industrie della birra Stella Artois e la distilleria Piedbœuf che produce la birra Jupiler, effettuò un'operazione di fusione aziendale con la fabbrica di birra brasiliana Companhia de Bebidas das Americas (AmBev), a sua volta nata nel 1999 dalla fusione dei due birrifici più grandi del Brasile; Brahma e Antarctica, per formare il gruppo InBev. Nel 2008 a seguito di una fusione da 52 miliardi di dollari, il colosso belga InBev si fonde con quello americano Anheuser-Busch, produttore della birra Budweiser, dando vita al gruppo AB InBev, il più grande produttore di birra a livello mondiale ¡! Che per non farsi mancare nulla nel 2012 finisce l’acquisto del gruppo messicano Modelo, il produttore della birra Corona per una cifra di 20,1 miliardi di dollari.
Per ricapitolare si può dire spicciamente che il gruppo AB InBev detiene i seguenti marchi; Corona, Beck's, Stella Artois, Budweiser, Brahma, Leffe, Hoegaarden, Franziskaner, Quilmes, Oranjeboom, Goose Island... da notare che 4 delle 10 birre più vendute al mondo appartengono a questo gruppo.



Nel 1999 il gruppo Sudafricano, South African Breweries (SAB), produttore della birra Castle, acquistò, da Altria Inc (ex gruppo Philip Morris), la nordamericana Miller Brewing Company, produttrice della birra Miller Lite, cambiando il suo nome in SABMiller. Nel 2003 il gruppo si espande ed acquista il gruppo Bavaria S.A., il secondo più grande produttore di birra del Sud America e produttore della birra Águila e Club Colombia. Sempre nello stesso anno SABMiller acquistò il 29,6% di Harbin Brewery, il più antico birrificio cinese, preparandosi a beneficiare della crescita del settore della birra nei mercati in via di sviluppo, proseguito successivamente con una joint venture con China Resources Snow Breweries (CRB) produttrice della birra Snow (la più venduta al mondo). Nel 2005 completa l’acquisizione della società italiana Birra Peroni Spa. Nel 2007 sempre tramite joint venture con il gruppo Molson Coors Brewing Company, nato della fusione del gruppo canadese Molson, e quello americano Coors, nasce il gruppo MillerCoors per meglio entrare nel mercato americano. Nel 2011 acquista il gruppo australiano Foster’s per la cifra di 10 miliardi di dollari.
Per ricapitolare il gruppo SABMiller detiene nel suo portafoglio i seguenti marchi; Pilsner Urquell, Peroni Nastro Azzurro, Fosters, Dreher, Grolsch, Miller Genuine Draft,  Castle, Cusqueña, Aguila, Club Colombia,  Miller Lite, Olde English 800, Milwaukee’s Best.

…In Beer We Trust…




venerdì 15 novembre 2013

Mashup Beer


Oggi mi avventuro a parlare di un settore di mercato un po’ nascosto ma che esiste e anche se è poco esplorato e conosciuto sta vivendo uno sviluppo constante, nonostante molte volte sia avverso e deriso da ignoranti (nel senso che ignorano l’argomento… ma come si dice; chi non sa, insegna…). Non ha un termine preciso, ma Mashup (mischiare) Beer rende molto bene l’idea. Infatti, l’idea che sta alla base, è quella di fondere stili ben precisi di birra così da crearne uno nuovo!!  All’inizio furono gli inglesi a fare scuola con la loro birra stile Porter. La leggenda  vuole che i lavoratori londinesi fossero soliti bere una birra chiamata "three threads" (tre terzi): un miscuglio o mashup tra una birra Ale giovane, una Ale “più vecchia” e una c.d. "twopenny", una Old Ale più nobile ed alcolica delle precedenti, che con il passare del tempo diverrà appunto una Porter… ma ecco cosa si può trovare ai giorni nostri…



Samuel Adams Dark Depths; una Black IPA (uno stile nuovo ancora in via di classificazione) una Porter molto luppolata (IPA) ma fermentata a basse temperature con lieviti Lager. Un mix tra malti tostati, sapori citrici dei luppoli uniti alla scorrevolezza di una birra Lager…



River North Avarice; quando una Imperial Stout incontra una Saison. Birra scura, note amare dei malti tostati, sapori a cioccolato si combinano con le note piccanti del peperoncino derivanti dall’uso dei tradizionali lieviti belgi.



Triple Digit Decimation; una Barley Wine di frumento (Weizen). Un “vino di frumento“ accompagnato da miele e malti caramellati a cui si aggiungono le note citriche e resinose dei luppoli.



Saranac White IPA; l’unione tra una Witbier e una APA (american/imperial pale ale). L’amaro dei luppoli americani (in questo caso Citra) ammorbiditi da aggiunte di coriandolo e bucce d’arancia tipiche di una Witbier, prodotta impiegando l’uso di malti d’orzo, di frumento e di avena.



Karbach Weisse Versa; dubbi se scegliere tra una Weizen o una Witbier ?¿ nessun problema, con questa birra ritroverete le note di scorze di agrumi e coriandolo, aggiunti durante la fermentazione, tipici di una Wit e le note a banana, noce moscata e chiodi di garofano, date dell’uso di malti di frumento, tipici di una Weiss.   

Ovviamente esistono molti altri esempi come Great Crescent Blonde Ale, Ommegang Three Philosophers, Parish Farmhouse IPA, Kasteel Ter Dolen Armand… questo era solo per dare un assaggio…

…In Beer We Trust…
     

giovedì 14 novembre 2013

Introduzione allo stile Russian Imperial Stout

Storicamente lo stile Stout (quello della Guinness per intenderci) nasce in Inghilterra da una costola dello stile Porter, infatti venivano chiamate Stout Porter le versioni più forti realizzate dai birrifici. Successivamente con la rivoluzione di Arthur Guinness, che per inciso era un produttore di birra Porter, lo stile Stout prende la sua strada e inizia a definirsi come una famiglia a se e non più legata con il suo passato. La famiglia Stout oggi è composta da vari stili: Dry Stout, Sweet Stout, Oatmeal Stout,Foreign Extra Stout,American Stout, Russian Imperial Stout… ed è proprio di quest’ultimo che andiamo a parlare…



… queste birre sono nate in Inghilterra e precisamente nel birrificio di londinese di Thrale, intorno al XVIII secolo. All’epoca si avviò infatti la produzione di una birra scura, ad alto grado alcolico e ben luppolata, destinata all’esportazione in Russia, presso la corte dell’imperatrice Caterina II, di cui si narra fosse un’assidua bevitrice. 



L’alto grado alcolico di queste birre, generalmente tra gli ABV 8% e ABV 12% era necessario per evitare che la birra si congelasse nel rigido freddo russo, mentre la generosa luppolatura tra i 50 IBUs e i 90 IBUs, serviva per le sue capacità antisettiche, antibatteriche e conservanti (non esisteva infatti la pastorizzazione delle birre).




Uno stile davvero eccezionale che negli Stati Uniti e in Messico sta avendo un successo incredibile, prova ne è che nella classifica ratebeer top50, 33 birre su 50 sono appunto in stile Imperial Stout (di cui 13 delle prime 16…). Una birra davvero eccezionale in tutte le sue varianti con un bouquet di sapori più o meno accentuati che vanno dal caffè alla cioccolata fino alla liquirizia, note secondarie caramellate e da frutti secchi come prugne o fichi. Sovente, ma non è requisito necessario, visto l’elevato grado alcolico, vengono affinate in botti usate come quelle di bourbon con cui si sposano in maniera perfetta, ma anche di brandy o whiskey (ma non c è limite alla fantasia). Speriamo di vederne presto anche da noi in Italia, visto che fino ad ora non ne ho vista nessuna (ovviamente parlo di ciò che IO ho visto… sicuro ci sarà qualcuno che le importa/vende)…



…In Beer We Trust…